archeoviewer
Sistema per la realizzazione di archivi informatizzati e 
		di supporto tecnico per la gestione del territorio, totalmente digitale 
		ed integrato con tutti gli aspetti scientifici, tecnici ed 
		amministrativi. 
		 Archeoviewer è un sistema per la condivisione dei dati scientifici sia 
		su supporti locali (PC, server, LAN) sia sul web   
		
		et alter ...       et 
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		 demo 1                             demo 
		2                              demo 3                  
		
		
		 
		archeoVIEWER 
		ISTRUZIONI PER L'USO
PER VISUALIZZARE IL CONTENUTO DI QUESTE PAGINE OCCORRE AVER INSTALLATO ACROBAT READER per gli utenti Mac ......
i link sopra aprono file pdf che sono un'applicazione di archeoviewer "classica", con 
			i campi colorati che richiamano altre viste
			del documento o visualizzano immagini fotografiche del progetto 
			realizzato.
			attivando lo strumento "mano" di Acrobat ci si può spostare sulla 
			pagina e lanciare i lnk attivi, tenendo premuto
			il tasto Ctrl ed usando la rotella si può fare zoom avanti ed 
			indietro.
		il sistema dovrebbe essere configurato in modo da aprire il pdf 
		direttamente dal browser
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		E' AFFIDABILE..." FIDATEVI
			
			
			
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			FUNZIONALITA' DI QUESTI FILE. SCARICATE LA VERSIONE GRATUITA DI 
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Un po' di storia del progetto 
		archeoVIEWER 
		
		
		Siamo partiti dalla realizzazione di una Carta Archeologica 
		Informatizzata. 
		I concetti esposti su questa pagina propongono, tuttavia, un metodo di 
		lavoro che travalica dal “semplice” ambito della realizzazione di una 
		carta archeologica e che può essere applicato a diversi contesti quali, 
		ad esempio, l’informatizzazione della cartografia vincolistica (non 
		necessariamente archeologica) e/o di un centro storico, la 
		documentazione di un intervento di restauro, macro e micro ambiti 
		caratterizzati da un contesto territoriale, da testi scientifici ed 
		amministrativi, da documentazione grafica e fotografica. Sarebbe troppo 
		lungo procedere ad una disamina delle potenzialità offerte dalle 
		procedure che stiamo per discutere, quindi si rimandano ad altra sede i 
		dettagli.
		
		Definizioni.
		Di seguito verranno utilizzati alcuni termini di cui vorremmo chiarire 
		il significato attribuito nell’ambito del presente lavoro, anche se 
		meglio specificati in alcune parti del testo.
		Documentazione grafica: qualsiasi elaborato destinato a definire la 
		morfologia e le caratteristiche strutturali di un’evidenza archeologica 
		(o storico-artistica).
		Testo: qualsiasi elaborato prodotto con riferimento ad una struttura 
		archeologica (idem) per le sue esigenze di documentazione, 
		catalogazione, tutela, amministrazione e gestione rispetto al suo 
		contesto.
		Formato digitale originale: file prodotti da singoli programmi 
		proprietari del copyright che, normalmente, possono essere aperti per 
		l’editing solo da tali programmi. Talvolta i file possono essere 
		visualizzati e/o stampati da programmi “paralleli” (viewer) che non 
		svolgono funzioni di modifica.
		Collegamento ipertestuale (link): “testo o elemento di grafica a colori 
		e sottolineato su cui è possibile fare clic per passare a un file, a una 
		posizione all'interno di un file, a una pagina HTML sul Web o a una 
		pagina HTML su una Intranet. I collegamenti ipertestuali possono inoltre 
		essere associati a newsgroup e a siti Gopher, Telnet e FTP” (dalla guida 
		di Windows). In pratica consiste nella possibilità di aprire, a partire 
		da un dato file, un altro qualsiasi file mediante il programma che 
		gestisce quest’ultimo.
		
		I presupposti da cui si è partiti sono i seguenti. 
		L’esperienza maturata finora (nella realizzazione di carte archeologiche 
		e cartografia tematica, di seguito Carta) ha delineato nettamente i 
		limiti di simili operazioni che, essenzialmente, sono prodotte mediante 
		l’uso di programmi applicativi CAD o GIS e, pertanto, di uso esclusivo 
		del personale “tecnico”, sia esterno che compreso nella struttura della 
		soprintendenza che ha commissionato il lavoro. Gli elaborati finali, 
		anche se consegnati in allegato nel formato digitale originale, sono 
		consultabili e modificabili solo da coloro che hanno una discreta 
		pratica di tali applicativi e, soprattutto, possono lavorare su macchine 
		fornite delle licenze dei relativi programmi. Tutti gli altri potenziali 
		utilizzatori (funzionari, personale amministrativo e utenti a vario 
		titolo) devono accontentarsi degli elaborati grafici in forma cartacea o 
		sotto forma di immagini in formato .JPG, .TIF, ecc. oppure, al massimo, 
		dei programmi “paralleli” di cui sopra. Tale assunto non inficia 
		l’efficacia della redazione di una Carta su base informatizzata (nel 
		senso che il prodotto esiste ed è fruibile dalla committenza, anche se 
		in modo limitato) ma, di fatto, rimane privo di due requisiti a mio 
		avviso fondamentali: 
		* la possibilità di interagire con altre informazioni digitali 
		correlate, anche in forma non grafica (testi, fotografie) e, 
		soprattutto, 
		* la possibilità di conservazione ed aggiornamento nel prosieguo 
		dell’attività scientifica nella stessa area, da parte degli stessi 
		utilizzatori, senza dover ricorrere ai professionisti che l’hanno 
		realizzata.
		torna su
		
		Chiariamo alcuni concetti. 
		Per quanto riguarda la “possibilità di interagire con altre 
		informazioni” si intende la possibilità che la Carta, oltre ai consueti 
		dati planimetrici sulle evidenze presenti nell’area, contenga anche 
		ulteriori dati, sia di carattere esclusivamente grafico (altri elaborati 
		riguardanti gli alzati, dettagli a scala maggiore, ecc.), sia 
		fotografico (foto di archivio o recenti, immagini satellitari, ecc.), 
		sia di carattere amministrativo e di tutela (decreti di vincolo, atti 
		demaniali sulle competenze, perizie per interventi, relazioni di scavo, 
		ecc.), sia, infine, di carattere scientifico (articoli e pubblicazioni, 
		pagine web, ecc.). Si badi bene: “contenga anche ulteriori dati” non 
		significa necessariamente che questi ultimi siano effettivamente 
		presenti nei file che effettivamente compongono la Carta, ma solo che 
		gli stessi possano essere riferiti al contesto della stessa.
		
		Detto in parole povere, si tratta della possibilità di associare 
		(secondo criteri molteplici e definibili in fase di progettazione) e 
		rendere interattivi tra loro tutti i tipi di documentazione che, pur 
		gestiti da programmi diversi e provenienti da fonti eterogenee (memorie 
		su disco, server di rete, web), siano normalmente visualizzabili e 
		consultabili sul monitor di un computer o, mediante semplici operazioni 
		di archiviazione digitale, attualmente disponibili solo in forma 
		cartacea. 
		In poche parole, si tratta della possibilità di avere tutta una serie di 
		collegamenti ipertestuali tra i dati grafici presenti sulla Carta ed 
		“altri” dati.
		
		Per quanto riguarda “la possibilità di conservazione ed aggiornamento” 
		della Carta si intende quello che forse è il nodo cruciale del presente 
		lavoro: dare la possibilità, a coloro che il progetto individuerà come 
		gestori delle informazioni raccolte in forma digitale, di integrare le 
		stesse in futuro (una volta realizzata la Carta) con l’ulteriore 
		materiale che, inevitabilmente, si produce lavorando in un dato ambito 
		territoriale.
		
		Quanto detto finora potrà sembrare ai più estremamente banale: tali 
		funzionalità, infatti, sono una delle prerogative della tipologia di 
		applicativi noti come GIS (Geographical Information System) ed operanti 
		da anni. Vediamole nel dettaglio, a partire dalle definizioni. 
		Secondo la definizione di Burrough (1986) "il GIS è composto da una 
		serie di strumenti software per acquisire, memorizzare, estrarre, 
		trasformare e visualizzare dati spaziali dal mondo reale". Si tratta di 
		un sistema informatico in grado di produrre, gestire e analizzare dati 
		spaziali associando a ciascun elemento geografico una o più descrizioni 
		alfanumeriche. Il GIS è differente dal DBMS (o Database Management 
		System), in quanto si occupa essenzialmente dell'elaborazione e 
		manipolazione dei dati georeferenziati, che a loro volta possono essere 
		memorizzati in un DBMS o in singoli file. SIT è l'acronimo italiano di 
		Sistema Informativo Territoriale, e coincide con la traduzione inglese 
		Geographical Information System. Mogorovich (1988) ha definito il 
		sistema informativo territoriale "Il complesso di uomini, strumenti e 
		procedure (spesso informali) che permettono l'acquisizione e la 
		distribuzione dei dati nell'ambito dell'organizzazione e che li rendono 
		disponibili nel momento in cui sono richiesti a chi ne ha la necessità 
		per svolgere una qualsivoglia attività".
		Modello dei dati
		Per la rappresentazione dei dati in un sistema informatico occorre 
		formalizzare un modello rappresentativo flessibile che si adatti ai 
		fenomeni reali. Nel GIS abbiamo tre tipologie di informazioni:
		Geometriche: relative alla rappresentazione cartografica degli oggetti 
		rappresentati; quali la forma (punto, linea, poligono), la dimensione e 
		la posizione geografica; 
		Topologiche: riferite alle relazioni reciproche tra gli oggetti 
		(connessione, adiacenza, inclusione ecc…); 
		Informative: riguardanti i dati (numerici, testuali ecc…) associati ad 
		ogni oggetto. 
		Il GIS prevede la gestione di queste informazioni in un database 
		relazionale. L'aspetto che caratterizza il GIS è quello geometrico: esso 
		memorizza la posizione del dato impiegando un sistema di proiezione 
		reale che definisce la posizione geografica dell'oggetto. Il GIS 
		gestisce contemporaneamente i dati provenienti da diversi sistemi di 
		proiezione e riferimento (es. UTM o Gauss Boaga) A differenza della 
		cartografia su carta, la scala in un GIS è un parametro di qualità del 
		dato e non di visualizzazione. Il valore della scala esprime le cifre 
		significative che devono essere considerate valide delle coordinate di 
		georiferimento. 
		(da wikipedia, voce Sistema Informativo Geografico, versione italiana, 
		consultabile all’indirizzo: 
		http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_informativo_geografico 
		)
		
		Riprendendo le piccole note polemiche di poco sopra, se c’è già il GIS 
		che fa tutte queste cose, dove sta il problema? Ebbene, il problema è 
		proprio che queste cose le fa solo il GIS, ovvero un tipo di programma 
		specifico, spesso complicato ad usarsi, quasi sempre molto costoso 
		(anche se esistono diverse versioni freeware ed open source, vedi 
		http://www.gfoss.it/drupal/ ), escludendo, di fatto, una grossa fetta di 
		potenziali utenti.
		L’esigenza che sta alla base del progetto descritto su queste pagine, 
		invece, è proprio quella ai allargare il più possibile la base degli 
		utenti, semplificando al massimo gli strumenti di accesso e la 
		leggibilità delle informazioni associate ai dati cartografici.
		torna su
		
		Strategia del progetto.
		Seguendo la logica esposta finora, un aspetto fondamentale è costituito 
		dalla scelta dell’ambiente in cui operare.
		Ferma restando la necessità di elaborare ed assemblare le informazioni 
		di carattere grafico (cartografico e di documentazione grafica) in 
		ambienti di tipo CAD o GIS in un ambito operativo piuttosto ristretto, 
		la fruibilità del prodotto finale sarà resa possibile impostando una 
		serie di specifiche volte alla massima flessibilità d’uso per gli utenti 
		finali, impiegando mezzi semplici ed alla portata di tutti. Dando per 
		scontato che, ormai, una gran parte dei programmi rende possibile 
		l’inserimento di collegamenti ipertestuali (ovvero, offre la possibilità 
		di collegare ad un file un qualsiasi altro documento, anche di tipo 
		diverso, e di lanciare l’applicativo che lo gestisce) rimane da 
		scegliere il tipo di ambiente più idoneo.
		Da una parte abbiamo la sofisticata famiglia di prodotti GIS e gli 
		applicativi in ambiente CAD specifici per la cartografia (di cui alcuni, 
		specialmente i primi, disponibili con licenza freeware), particolarmente 
		efficienti per le applicazioni del cui ambito stiamo discutendo, ma 
		irrimediabilmente legati al programma proprietario del formato. Tali 
		prodotti, pur essendo praticamente nati per tali usi, richiedono una 
		preparazione specifica per il loro uso e, di fatto, scoraggerebbero 
		molti potenziali utenti oltre a richiedere (quelli “commerciali”) 
		costose licenze d’uso. 
		Dall’altra abbiamo la possibilità di produrre (a partire dai suddetti 
		applicativi in formato vettoriale in ambiente CAD) elaborati digitali 
		che possono essere aperti e gestiti da programmi comunemente diffusi, 
		eventualmente scaricabili gratuitamente da Internet. Tali applicativi, 
		oltre alla semplicità d’uso ed al costo irrisorio (perché spesso 
		compresi nei pacchetti forniti con i sistemi operativi) hanno anche il 
		pregio di gestire file di dimensioni estremamente ridotte, con un 
		notevole risparmio di risorse hardware. Ovviamente, visto che parliamo 
		della necessità di far vedere su monitor dei dati cartografici 
		(vettoriali o raster), dobbiamo partire dalla possibilità di trasformare 
		questi in immagini.
		
		Per dare alcuni riferimenti, i due formati più diffusi per la 
		visualizzazione delle immagini (nel nostro caso, cartografiche) sono 
		quelli .PDF (gestito dalla famiglia di prodotti Adobe) e quelli .JPG 
		che, per quanto attiene alla gestione dei riferimenti ipertestuali, 
		possono essere aperti dalla nutrita schiera dei browser di Internet. I 
		primi, inoltre, hanno la possibilità di consentire la stampa parziale 
		degli elaborati (ovvero, consentono la scelta di “finestre” di stampa 
		minori della “pagina” nel cui formato sono stati elaborati) e, per 
		entrambi, esiste la possibilità di estrarne delle porzioni con le 
		funzioni di “copia e incolla” dei normali editor (anche questi gratuiti 
		sulla rete) per stamparli per parti con una accettabile perdita di 
		risoluzione.
		I primi (.PDF) consentono, in compenso, una visualizzazione a video 
		estremamente dettagliata a fronte di una estrema compressione della 
		dimensione dei file in confronto a quelli originali e, soprattutto, alle 
		immagini in .JPG. 
		In entrambi i casi la procedura per la produzione degli elaborati finali 
		dovrebbe prevedere:
		* un elaborato intermedio “grezzo” dal programma GIS o CAD usato per 
		l’elaborazione della cartografia (praticamente il master di tutto il 
		lavoro), reso come stampa virtuale in formato .PDF o . JPG;
		* un’elaborazione da parte di un programma proprietario del file in 
		formato .PDF o .JPG (nel primo caso Adobe Acrobat, nel secondo uno tra i 
		tanti gestori di pagine html) per l’inserimento dei collegamenti 
		ipertestuali.
		torna su
		
		Il progetto di informatizzazione di un’area archeologica.
		Il primo problema di un’area in cui, nel tempo, sono stati spesso 
		condotti diversi interventi di scavo, studio, restauro, tutela e 
		documentazione, sta spesso nella frammentarietà dei dati e, 
		particolarmente, nella loro quasi esclusiva esistenza in forma cartacea.
		
		Rimanendo per ora nel solo ambito della documentazione grafica dei siti 
		archeologici “storici”, ci troviamo spesso in presenza di tutta una 
		serie di disegni, redatti in epoche e con modalità diverse, relativi a 
		porzioni (più o meno estese) del territorio, talvolta sprovvisti di 
		riferimenti cartografici certi, quasi sempre privi di collegamenti 
		reciproci. Anche volendo ignorare le difficoltà di natura logistica che 
		i funzionari incontrano nel gestire una tale massa eterogenea di 
		documenti, uno dei noccioli del problema sta nella effettiva 
		potenzialità di tutelare il patrimonio e nella possibilità di interagire 
		con le varie entità amministrative che ad esso afferiscono.
		Si tratta, in sostanza, della possibilità di gestire in modo snello e 
		funzionale una notevole quantità di informazioni, rendendole omogenee e 
		riferite (o meglio, georiferite) al contesto territoriale cui fanno 
		riferimento.
		Il progetto della Carta Archeologica Informatizzata può essere 
		schematizzato nei seguenti obiettivi.
		
		1. Acquisizione di una base cartografica digitale (possibilmente 
		georeferenziata), presso le amministrazioni locali, anche al fine di 
		possedere una base comune “di dialogo” con le stesse per quanto attiene 
		agli atti amministrativi di tutela del territorio.
		
		2. Ricognizione presso l’archivio della Soprintendenza (e di tutte le 
		istituzioni che hanno condotto interventi di scavo o di studio 
		nell’area) per reperire tutti gli elaborati che sono stati prodotti nel 
		corso del tempo e procedere ad una selezione secondo criteri di priorità 
		ed affidabilità.
		
		3. Realizzazione di una base topografica georeferenziata per la 
		collocazione esatta delle evidenze archeologiche e, soprattutto, per 
		collegare in modo funzionale sia i vari frammenti di documentazione 
		esistente sia quella prodotta in epoca recente con criteri moderni, al 
		fine di stabilire un protocollo univoco per la documentazione futura ed 
		il suo inserimento nel contesto.
		
		4. Digitalizzazione degli elaborati di archivio ed inserimento negli 
		stessi nella base cartografica generale, prevedendo la possibilità di 
		collegamenti ipertestuali e, soprattutto, di aggiornamento dinamico 
		della Carta secondo criteri univoci di riferimento, .
		
		5. Produzione degli elaborati per la consultazione della Carta a diversi 
		livelli e secondo aree tematiche stabilite, con la possibilità di 
		gestire le aggregazioni dei dati in modi diversi.
		
		Una volta costruita questa struttura (in ambiente CAD o GIS) sarà 
		possibile pensare all’inserimento di qualsiasi altro tipo di dato 
		correlato alla singola evidenza archeologica, da gestire come 
		riferimento ipertestuale.
		Si potrà quindi associare al singolo monumento (e consultare in modo 
		dinamico) foto, schede o testi, documentazione grafica di dettaglio 
		(anche raster di disegni cartacei di archivio), bibliografia, documenti 
		amministrativi e quant’altro si dovrà produrre sullo stesso in futuro, 
		collegando tali dati provenienti da qualsiasi fonte: supporti magnetici 
		ed ottici locali, server della Soprintendenza o del Ministero, rete 
		Internet. 
		
		Nell’elenco che abbiamo appena esposto i punti da 1 a 4 devono essere 
		necessariamente eseguiti in ambiente CAD e, quindi, per quanto detto 
		sopra rimangono di fatto una prerogativa di un’elite “tecnica” (interna 
		o esterna alla soprintendenza che ha commissionato il lavoro) in 
		possesso sia delle conoscenze per usare tali programmi sia delle 
		relative licenze d’uso. Fin qui niente di nuovo, nel senso che tale 
		procedura è quella normalmente usata per la produzione degli elaborati 
		“classici”, ovvero stampe su carta, file vettoriali consegnati per 
		l’archiviazione e, tuttalpiù, immagini in vario formato raster per poter 
		essere consultate senza usare i programmi proprietari .
		Questo tipo di materiale, ferma restando la validità e la qualità del 
		lavoro svolto, ha un solo difetto: non consente la possibilità di essere 
		collegato ad altri dati di qualsiasi tipo (che, pure, esistono o possono 
		essere prodotti in futuro), compresi quelli grafici; in una parola, si 
		tratta di materiale statico. Tanto per rimanere nell’ambito della 
		documentazione grafica, probabilmente le strutture inserite nella 
		planimetria georeferenziata in formato vettoriale (quindi con il solo 
		perimetro delle murature sezionate e dei principali elementi proiettati 
		resi con una grafica compatibile con una scala di 1:500-1:200) avranno 
		sicuramente dei dettagli con una caratterizzazione a scala maggiore (ad 
		esempio 1:50) e, probabilmente, delle sezioni e dei prospetti. Sia che 
		tali elaborati siano stati prodotti in formato vettoriale, sia in 
		versione “tradizionale” (disegni su lucido o poliestere, eventualmente 
		digitalizzati mediante scanner), la loro consultazione deve 
		necessariamente avvenire separatamente da quella della Carta, senza 
		possibilità di collegamenti dinamici.
		Al pari dei dati grafici, se per i siti compresi nella nostra Carta 
		esistono altri tipi di documentazione (a puro titolo di esempio: foto, 
		relazioni di scavo, schede US, disegni di materiali, decreti di vincolo, 
		materiale di archivio, ecc.), magari già in formato digitale, finora non 
		è stato possibile renderlo evidente (e disponibile) nel contesto che 
		abbiamo sopra descritto.
		torna su
		
		Il progetto ArcheoViewer.
		Dopo questa (purtroppo) lunga premessa, arriviamo al nocciolo della 
		questione. Quella che si sta per proporre è fondamentalmente un’idea, 
		tanto semplice quanto rivoluzionaria, tuttora in corso di sviluppo, per 
		semplificare la realizzazione di cartografia (e non solo) di tipo GIS e, 
		soprattutto, per allargare al massimo la base di coloro in grado di 
		consultare tali elaborati. Non si tratta di un nuovo programma ma, 
		piuttosto, di una procedura (tendenzialmente, di un protocollo per la 
		codifica di una serie di azioni) per la produzione, l’editing e la 
		gestione di immagini e dati.
		Parallelamente, questo progetto costituisce un sistema per la 
		realizzazione di archivi informatizzati e di supporto tecnico per la 
		gestione del territorio, totalmente digitale ed integrato con tutti gli 
		aspetti scientifici, tecnici ed amministrativi. Per rendere l’idea in 
		poche parole, un sistema con (quasi) le stesse funzionalità di un GIS, 
		molto più semplice, versatile, economico (sia dal punto di vista venale 
		che delle risorse hardware) ed aperto all’utenza finale, che chiunque 
		sappia avviare un computer può essere in grado di usare.
		
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